LA GESTIONE DEGLI PFU:
COSA DICE LA LEGGE

Lo smaltimento degli Pneumatici Fuori Uso è regolato da un’articolata normativa, che ne esclude il conferimento in discarica. È qui che entra in gioco Greentire. Per i Soci gestisce il recupero degli PFU, occupandosi dell’adempimento degli obblighi di legge.
Un’attività a beneficio di gommisti, officine e stazioni di servizio autorizzate alla sostituzione degli pneumatici: garantisce loro un servizio di ritiro degli PFU rapido, efficiente e totalmente gratuito, a norma di legge. E con ricadute positive per l’intera collettività.
Ecco la normativa di riferimento sul tema della gestione degli Pneumatici Fuori Uso.

LA GESTIONE DEGLI PFU:
COSA DICE LA LEGGE

Lo smaltimento degli Pneumatici Fuori Uso è regolato da un’articolata normativa, che ne esclude il conferimento in discarica. È qui che entra in gioco Greentire. Per i Soci gestisce il recupero degli PFU, occupandosi dell’adempimento degli obblighi di legge.
Un’attività a beneficio di gommisti, officine e stazioni di servizio autorizzate alla sostituzione degli pneumatici: garantisce loro un servizio di ritiro degli PFU rapido, efficiente e totalmente gratuito, a norma di legge. E con ricadute positive per l’intera collettività.
Ecco la normativa di riferimento sul tema della gestione degli Pneumatici Fuori Uso.

TUTTE-ONDA-1BIS

NORMATIVA
DI RIFERIMENTO

NORMATIVA
DI RIFERIMENTO

CHE COS’È
IL CONTRIBUTO AMBIENTALE

Per ogni acquisto di nuovi pneumatici, una voce in fattura indica l’importo aggiuntivo destinato a coprire i costi di gestione del trattamento degli PFU. Tale quota è il cosiddetto Contributo ambientale: ogni società consortile la definisce di anno in anno, ed è determinata dalla sommatoria dei singoli costi che compongono la filiera di gestione degli PFU.

TABELLA CONTRIBUTO AMBIENTALE 2024
CategoriaContributo Ambientale
PiccoliContributo Ambientale:

1 (kg 0→4,999): € 0,71
2 (kg 5→7,999): € 1,63
3 (kg 8→12,999): € 2,30
4 (kg 13→15,999): € 3,30
5 (kg 16→24,999): € 4,17
6 (kg 25→34,999): € 7,20
MediContributo Ambientale:

7 (kg 35→64,999): € 12,82
8 (kg 65→104,999): € 18,86
9 (kg 105→154,999): € 30,17
GrandiContributo Ambientale:

10 (kg 155→224,999): € 49,67
11 (kg 225→314,999): € 59,27
12 (kg 315→424,999): € 101,76
13 (kg 425→554,999): € 128,53
14 (kg 555→704,999): € 146,36
15 (kg > 705): € 200,83

CHE COS’È
IL CONTRIBUTO AMBIENTALE

Per ogni acquisto di nuovi pneumatici, una voce in fattura indica l’importo aggiuntivo destinato a coprire i costi di gestione del trattamento degli PFU. Tale quota è il cosiddetto Contributo ambientale: ogni società consortile la definisce di anno in anno, ed è determinata dalla sommatoria dei singoli costi che compongono la filiera di gestione degli PFU.

CONTR. AMBIENTALE 2024
CategoriaContributo Ambientale
PiccoliContributo Ambientale:

1 (kg 0→4,999): € 0,71
2 (kg 5→7,999): € 1,63
3 (kg 8→12,999): € 2,30
4 (kg 13→15,999): € 3,30
5 (kg 16→24,999): € 4,17
6 (kg 25→34,999): € 7,20
MediContributo Ambientale:

7 (kg 35→64,999): € 12,82
8 (kg 65→104,999): € 18,86
9 (kg 105→154,999): € 30,17
GrandiContributo Ambientale:

10 (kg 155→224,999): € 49,67
11 (kg 225→314,999): € 59,27
12 (kg 315→424,999): € 101,76
13 (kg 425→554,999): € 128,53
14 (kg 555→704,999): € 146,36
15 (kg > 705): € 200,83

DOMANDE FREQUENTI
SUGLI PFU

Ogni gommista, o punto di generazione degli PFU, ha possibilità di richiedere il ritiro gratuito da parte di ogni Società Consortile od operatore autorizzato. Alcune Società Consortili, per semplificare la gestione delle richieste di ritiro, richiedono la registrazione a un portale.

Non è fissato un limite minimo di pneumatici fuori uso da ritirare. È consigliabile attendere di avere una quantità congrua che giustifichi il trasporto, per evitare attese.

Le Società Consortili possono fornire servizi aggiuntivi, come il cassone a noleggio, eventualmente anche dietro riconoscimento di un corrispettivo.

Non è richiesto di separare gli PFU per marca. È invece utile precisare che i Consorzi sono obbligati a ritirare tutte le marche.

I consorzi non sono obbligati a raccogliere tutti gli PFU per i quali ricevono la richiesta di ritiro. Il loro obbligo è quello di raccogliere il target, per ciascuna categoria, determinato all’inizio di ogni anno. Le tempistiche non sono fissate.

I produttori e importatori o le loro forme associate hanno l’obbligo di comunicare, ad esempio attraverso il loro sito Web, i valori dei contributi applicati.

Tra gli obiettivi del Decreto, c’è quello di favorire un sistema concorrenziale che porti a ridurre il contributo stesso.

Nessun contributo, perché lo pneumatico usato ha già contribuito al suo recupero, che avverrà alla fine del suo impiego.

Ogni produttore e importatore è obbligato ad applicare un contributo.

Se l’azienda alla quale ci si è sempre rivolti riceve, da una Società Consortile o da un importatore, quote per la raccolta e recupero, questi potrà sostenere gratuitamente il servizio. Diversamente, il servizio dovrà essere remunerato.

Gli pneumatici da ricostruire, non essendo definiti PFU, possono essere consegnati a soggetti che effettuano la ricostruzione.

Due sono le possibilità: gestire in forma diretta o indiretta la raccolta e il recupero, con le modalità previste dal DM 182, comunicando al Ministero dell’Ambiente le voci di costo e determinando indipendentemente il valore di contributo necessario a sostenerne i costi. L’alternativa è aderire a una Società Consortile e applicare i valori di contributo determinati dalla Società Consortile stessa.

Le uniche categorie ufficiali sono determinate dal Ministero dell’Ambiente e pubblicate sul sito www.minambiente.it

DOMANDE FREQUENTI
SUGLI PFU

Ogni gommista, o punto di generazione degli PFU, ha possibilità di richiedere il ritiro gratuito da parte di ogni Società Consortile od operatore autorizzato. Alcune Società Consortili, per semplificare la gestione delle richieste di ritiro, richiedono la registrazione a un portale.

Non è fissato un limite minimo di pneumatici fuori uso da ritirare. È consigliabile attendere di avere una quantità congrua che giustifichi il trasporto, per evitare attese.

Le Società Consortili possono fornire servizi aggiuntivi, come il cassone a noleggio, eventualmente anche dietro riconoscimento di un corrispettivo.

Non è richiesto di separare gli PFU per marca. È invece utile precisare che i Consorzi sono obbligati a ritirare tutte le marche.

I consorzi non sono obbligati a raccogliere tutti gli PFU per i quali ricevono la richiesta di ritiro. Il loro obbligo è quello di raccogliere il target, per ciascuna categoria, determinato all’inizio di ogni anno. Le tempistiche non sono fissate.

I produttori e importatori o le loro forme associate hanno l’obbligo di comunicare, ad esempio attraverso il loro sito Web, i valori dei contributi applicati.

Tra gli obiettivi del Decreto, c’è quello di favorire un sistema concorrenziale che porti a ridurre il contributo stesso.

Nessun contributo, perché lo pneumatico usato ha già contribuito al suo recupero, che avverrà alla fine del suo impiego.

Ogni produttore e importatore è obbligato ad applicare un contributo.

Se l’azienda alla quale ci si è sempre rivolti riceve, da una Società Consortile o da un importatore, quote per la raccolta e recupero, questi potrà sostenere gratuitamente il servizio. Diversamente, il servizio dovrà essere remunerato.

Gli pneumatici da ricostruire, non essendo definiti PFU, possono essere consegnati a soggetti che effettuano la ricostruzione.

Due sono le possibilità: gestire in forma diretta o indiretta la raccolta e il recupero, con le modalità previste dal DM 182, comunicando al Ministero dell’Ambiente le voci di costo e determinando indipendentemente il valore di contributo necessario a sostenerne i costi. L’alternativa è aderire a una Società Consortile e applicare i valori di contributo determinati dalla Società Consortile stessa.

Le uniche categorie ufficiali sono determinate dal Ministero dell’Ambiente e pubblicate sul sito www.minambiente.it

APPROFONDIMENTI

La cosiddetta Producer Responsibility interessa sia i produttori che gli importatori di pneumatici. Secondo tale principio, risulta di responsabilità del produttore la raccolta e la gestione annuale di una quantità di PFU almeno equivalente alla quantità degli pneumatici che ha immesso nel mercato nazionale del ricambio durante l’anno solare precedente. È inoltre obbligo del produttore dichiarare all’Autorità competente, entro il 31 maggio di ogni anno, sia la quantità e le tipologie degli pneumatici immessi sul mercato del ricambio durante l’anno solare precedente, sia le quantità, le tipologie e le destinazioni di recupero o smaltimento degli PFU.

Dal recente studio di Legambiente “Traffici illeciti di rifiuti, merci contraffatte, prodotti agroalimentari e specie protette: numeri, storie e scenari della globalizzazione in nero” emerge che, tra il 2011-2012, il traffico illecito di rifiuti costituisce il 23% di tutti i traffici illeciti.
Solo nel 2012, il 59% delle esportazioni di PFU erano fuori legge e sono state sequestrate ai controlli delle dogane italiane.

Anche altre fonti istituzionali confermano un incremento dei traffici illeciti di rifiuti: l’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea), la Commissione Europea, l’Interpol, l’Europol, le varie agenzie ed organizzazioni europee che si occupano di normativa ambientale e di controlli. L’interesse delle organizzazioni criminali per gli PFU si spiega con le infinite possibili applicazioni degli stessi, compreso l’utilizzo come combustibile.

I principali paesi coinvolti nelle esportazioni illegali degli PFU risultano essere l’India (circa 3.000 tonnellate), la Corea del Sud (circa 3.000 tonnellate), la Thailandia (1.700 tonnellate), il Burkina Faso (circa 51 tonnellate) e la Turchia (circa 22 tonnellate). Un ostacolo al traffico illegale degli pneumatici fuori uso è rappresentato proprio dall’attività di consorzi di gestione come Greentire, che monitorano le quantità prodotte e ne tracciano il percorso nella filiera del riciclo.

Tracciare gli PFU consente, in aggiunta, di impedire la creazione di nuove discariche abusive o di incrementare quelle esistenti. Ne consegue un risparmio per la collettività: si riducono o si evitano del tutto i costi di bonifica, e l’emersione del traffico illegale di pneumatici fuori uso consente di incassare l’IVA sulla vendita di pneumatici, che altrimenti viene evasa.

Greentire aveva aderito a Cambio Pulito, la prima piattaforma italiana di whistleblowing per la segnalazione riservata e anonima di situazioni di irregolarità e illegalità. Qui era possibile segnalare dalla vendita “in nero” all’evasione del contributo ambientale per il riciclo degli Pneumatici Fuori Uso (PFU), lungo un’intera filiera che raccoglie su tutto il territorio nazionale oltre 50.000 aziende.

Cambio Pulito, piattaforma non più attiva, è stato il frutto di una straordinaria alleanza fra associazioni ambientaliste, di categoria, consorzi di gestione dei PFU, per indicare una strada precisa da percorrere nel nostro Paese per prevenire e contrastare con efficacia i fenomeni di illegalità.

Gli pneumatici fuori uso trattati negli impianti di granulazione, in considerazione dei materiali utilizzati per la loro realizzazione, consentono di ottenere differenti prodotti. Ecco un elenco con le definizioni previste dalla normativa EN/TS 14243:2010

Taglio primario: generalmente a partire da 300 mm
(contiene gomma, acciaio e fibre tessili)

Ciabatta: generalmente da 20 mm a 400 mm
(contiene gomma, acciaio e fibre tessili)

Cippato: generalmente da 10 mm a 50 mm
(contiene gomma e fibre tessili)

Granulato*: generalmente da 0,8 mm a 20 mm
(contiene sostanzialmente solo gomma – circa 99%)

Polverino: generalmente minore di 0,8 mm
(contiene sostanzialmente solo gomma – circa 99%)

Acciaio

Fibre tessili

*NB: il materiale si può definire tale sino alla soglia superiore dei 20 mm a condizione che il prodotto risulti privo di impurità, ovvero risultino assenti, al 99% delle sua composizione, fibre tessili e metallo)

Nell’ambito della gestione degli Pneumatici Fuori Uso si incontra spesso il termine “Green Public Procurement”, solitamente tradotto in italiano in “acquisti verdi della Pubblica Amministrazione”. Un concetto con cui si sottolinea la necessità di valutare anche gli aspetti ambientali nelle procedure di acquisto di prodotti e servizi.

Gli Enti, quindi, nella loro strategia di scelta delle forniture, dovrebbero privilegiare “quei prodotti e servizi che hanno un minore oppure un ridotto effetto sulla salute umana e sull’ambiente, rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo”. La diretta conseguenza di tali scelte costituirebbe, per la collettività, una riduzione del consumo di energia nonché una minore emissione di sostanze inquinanti – in primis CO2.

Attualmente, a livello nazionale, è stato approvato il “Piano d’Azione per la sostenibilità dei consumi nel settore della pubblica amministrazione” Una volta approvati i criteri ambientali minimi previsti all’art. 2 del Decreto, consentirebbe il rispetto degli indirizzi fissati dalla Comunità Europea, ossia l’applicazione di criteri ecologici in almeno il 50% degli acquisti della Pubblica Amministrazione.

APPROFONDIMENTI

La cosiddetta Producer Responsibility interessa sia i produttori che gli importatori di pneumatici. Secondo tale principio, risulta di responsabilità del produttore la raccolta e la gestione annuale di una quantità di PFU almeno equivalente alla quantità degli pneumatici che ha immesso nel mercato nazionale del ricambio durante l’anno solare precedente. È inoltre obbligo del produttore dichiarare all’Autorità competente, entro il 31 maggio di ogni anno, sia la quantità e le tipologie degli pneumatici immessi sul mercato del ricambio durante l’anno solare precedente, sia le quantità, le tipologie e le destinazioni di recupero o smaltimento degli PFU.

Dal recente studio di Legambiente “Traffici illeciti di rifiuti, merci contraffatte, prodotti agroalimentari e specie protette: numeri, storie e scenari della globalizzazione in nero” emerge che, tra il 2011-2012, il traffico illecito di rifiuti costituisce il 23% di tutti i traffici illeciti.
Solo nel 2012, il 59% delle esportazioni di PFU erano fuori legge e sono state sequestrate ai controlli delle dogane italiane.

Anche altre fonti istituzionali confermano un incremento dei traffici illeciti di rifiuti: l’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea), la Commissione Europea, l’Interpol, l’Europol, le varie agenzie ed organizzazioni europee che si occupano di normativa ambientale e di controlli. L’interesse delle organizzazioni criminali per gli PFU si spiega con le infinite possibili applicazioni degli stessi, compreso l’utilizzo come combustibile.

I principali paesi coinvolti nelle esportazioni illegali degli PFU risultano essere l’India (circa 3.000 tonnellate), la Corea del Sud (circa 3.000 tonnellate), la Thailandia (1.700 tonnellate), il Burkina Faso (circa 51 tonnellate) e la Turchia (circa 22 tonnellate). Un ostacolo al traffico illegale degli pneumatici fuori uso è rappresentato proprio dall’attività di consorzi di gestione come Greentire, che monitorano le quantità prodotte e ne tracciano il percorso nella filiera del riciclo.

Tracciare gli PFU consente, in aggiunta, di impedire la creazione di nuove discariche abusive o di incrementare quelle esistenti. Ne consegue un risparmio per la collettività: si riducono o si evitano del tutto i costi di bonifica, e l’emersione del traffico illegale di pneumatici fuori uso consente di incassare l’IVA sulla vendita di pneumatici, che altrimenti viene evasa.

Greentire aveva aderito a Cambio Pulito, la prima piattaforma italiana di whistleblowing per la segnalazione riservata e anonima di situazioni di irregolarità e illegalità. Qui era possibile segnalare dalla vendita “in nero” all’evasione del contributo ambientale per il riciclo degli Pneumatici Fuori Uso (PFU), lungo un’intera filiera che raccoglie su tutto il territorio nazionale oltre 50.000 aziende.

Cambio Pulito, piattaforma non più attiva, è stato il frutto di una straordinaria alleanza fra associazioni ambientaliste, di categoria, consorzi di gestione dei PFU, per indicare una strada precisa da percorrere nel nostro Paese per prevenire e contrastare con efficacia i fenomeni di illegalità.

Gli pneumatici fuori uso trattati negli impianti di granulazione, in considerazione dei materiali utilizzati per la loro realizzazione, consentono di ottenere differenti prodotti. Ecco un elenco con le definizioni previste dalla normativa EN/TS 14243:2010

Taglio primario: generalmente a partire da 300 mm
(contiene gomma, acciaio e fibre tessili)

Ciabatta: generalmente da 20 mm a 400 mm
(contiene gomma, acciaio e fibre tessili)

Cippato: generalmente da 10 mm a 50 mm
(contiene gomma e fibre tessili)

Granulato*: generalmente da 0,8 mm a 20 mm
(contiene sostanzialmente solo gomma – circa 99%)

Polverino: generalmente minore di 0,8 mm
(contiene sostanzialmente solo gomma – circa 99%)

Acciaio

Fibre tessili

*NB: il materiale si può definire tale sino alla soglia superiore dei 20 mm a condizione che il prodotto risulti privo di impurità, ovvero risultino assenti, al 99% delle sua composizione, fibre tessili e metallo)

Nell’ambito della gestione degli Pneumatici Fuori Uso si incontra spesso il termine “Green Public Procurement”, solitamente tradotto in italiano in “acquisti verdi della Pubblica Amministrazione”. Un concetto con cui si sottolinea la necessità di valutare anche gli aspetti ambientali nelle procedure di acquisto di prodotti e servizi.

Gli Enti, quindi, nella loro strategia di scelta delle forniture, dovrebbero privilegiare “quei prodotti e servizi che hanno un minore oppure un ridotto effetto sulla salute umana e sull’ambiente, rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati allo stesso scopo”. La diretta conseguenza di tali scelte costituirebbe, per la collettività, una riduzione del consumo di energia nonché una minore emissione di sostanze inquinanti – in primis CO2.

Attualmente, a livello nazionale, è stato approvato il “Piano d’Azione per la sostenibilità dei consumi nel settore della pubblica amministrazione” Una volta approvati i criteri ambientali minimi previsti all’art. 2 del Decreto, consentirebbe il rispetto degli indirizzi fissati dalla Comunità Europea, ossia l’applicazione di criteri ecologici in almeno il 50% degli acquisti della Pubblica Amministrazione.