Sono tre le novità positive introdotte dal nuovo decreto sugli Pneumatici Fuori Uso che possono produrre risvolti rilevanti: la regolazione delle gestioni individuali, per cui ogni soggetto non aderente ad una società di gestione collettiva sarà tenuto ad osservarne gli stessi obblighi, la riduzione del contributo ambientale tramite gli avanzi di gestione, e l’obbligo, per produttori e importatori, di indicare non solo l’immesso degli pneumatici nuovi in peso, ma anche in numero di pezzi (allegato III).
In termini di economia circolare, registriamo un piccolo passo in avanti con l’inserimento dell’obbligo di indicazione dei risultati di gestione, insieme alla quantità di recupero di materia effettuata (allegato IV). Il provvedimento, del resto, non indica né i parametri minimi da rispettare né i criteri premianti, riferimenti che sarebbero stati in linea con la gerarchia dei rifiuti. Un’occasione mancata dal decreto del Ministero dell’Ambiente per dare un indirizzo forte e preciso circa gli obiettivi prioritari da perseguire. Senza queste indicazioni, lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare vengono private di un sostegno necessario e ciò conduce, nella logica di gestione, a fare scelte e valutazioni di carattere solo economico.
Cosa cambierà per lo sviluppo e la ricerca? Con il nuovo decreto i progetti di ricerca e sviluppo dovranno essere esplicitati, attraverso l’indicazione della natura e degli obiettivi prefissati e raggiunti. Ancora un’occasione persa per prevedere criteri di valutazione e analisi che decretino l’efficacia e un reale contributo per l’evoluzione del settore.
Cosa succede ai soggetti neo-operanti? Mi sembra di comprendere che verranno penalizzati. A titolo esemplificativo, se un soggetto nel 2020 commercializzasse per la prima volta 1.000 kg di pneumatici, sarebbe obbligato a gestire una pari quantità di materiale nel corso del medesimo anno. L’anno successivo, perdendo lo status di neo-operante, dovrebbe sottostare agli stessi obblighi dei soggetti già esistenti, con l’impegno di raccogliere e quindi gestire altri 950 kg di PFU, ossia il 95% dell’immesso dell’anno precedente. Ma se lo stesso soggetto non avesse commercializzato nulla nel 2021, si troverebbe nelle condizioni di gestire un quantitativo di PFU doppio rispetto ad un altro soggetto non neo-operante.
Cosa succede con la suddivisione percentuale dei volumi di raccolta stabiliti per macro-aree? In teoria è un provvedimento teso a garantire un servizio omogeneo, nella pratica si dovrà fare i conti con alcuni fattori discriminati: la stagionalità (il cambio gomme invernale è molto più alto di quello estivo) e la percorrenza chilometrica delle vetture immatricolate. I limiti posti dalle percentuali regionali, calcolati senza tener conto di questi due fattori, potrebbero impedire ai soggetti operanti di far fronte alle richieste portando a un peggioramento della qualità del servizio.
L’applicazione del nuovo decreto non fissa una data di partenza dal primo giorno dell’anno successivo di gestione, per cui le società consortili dovranno, in corso d’opera, chiedere ai propri soci produttori e importatori di classificare l’immesso con le nuove categorie previste, formulare contributi ambientali per dette nuove categorie di PFU, annullare o integrare i contratti in essere e sottoscriverne nuovi con tutti gli operatori della filiera; il tutto in un periodo storico emergenziale data la pandemia in corso. A fronte delle modifiche appena accennate, i produttori e gli importatori dovranno anche approntare nuovi listini, mentre il Ministero dell’Ambiente dovrà analizzare l’operato dei gestori con diversi parametri per diversi periodi dell’anno, perdendo i dati aggreganti necessari ai controlli e alle valutazioni complessive.
Auspico fortemente, quindi, l’intervento del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che aveva già manifestato la volontà di incontrare gli operatori e programmare eventuali manovre correttive dopo un periodo di rodaggio del decreto. Sono fiducioso nella possibilità di procedere, anche a breve termine, per apportare integrazioni migliorative così da formulare soluzioni più sostenibili per l’Ambiente e l’economia.